Riflessioni Bibliche

La Presenza di Dio nelle Tribolazioni di Giuseppe: Un Esempio di Fedeltà e Speranza

today22 Ottobre 2024 68 2 5

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Passo di riferimento.

Giuseppe fu portato in Egitto; e Potifar, ufficiale del faraone, capitano delle guardie, un Egiziano, lo comprò da quegli Ismaeliti che ce l’avevano condotto.
Il Signore era con Giuseppe: a lui riusciva bene ogni cosa e stava in casa del suo padrone egiziano.
Il suo padrone vide che il Signore era con lui e che il Signore gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva.
Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò l’amministrazione di tutto quello che possedeva. Dal momento che lo ebbe fatto maggiordomo della sua casa e gli ebbe affidato tutto quello che possedeva, il Signore benedisse la casa dell’Egiziano per amore di Giuseppe; la benedizione del Signore si posò su tutto ciò che egli possedeva, in casa e in campagna.
Potifar lasciò tutto quello che aveva nelle mani di Giuseppe; non si occupava più di nulla, tranne del cibo che mangiava.
Giuseppe era avvenente e di bell’aspetto.
Dopo queste cose, la moglie del padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a me!»
Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che ha.
In questa casa egli stesso non è più grande di me e nulla mi ha vietato, se non te, perché sei sua moglie.
Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»
Benché lei gliene parlasse ogni giorno, Giuseppe non acconsentì a unirsi né a stare con lei.
Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro; lì non c’era nessuno della gente di casa; allora lei lo afferrò per la veste e gli disse: «Unisciti a me!»
Ma egli le lasciò in mano la veste e fuggì.
Quando lei vide che egli le aveva lasciato la veste in mano e che era fuggito, chiamò la gente di casa sua e disse: «Vedete, ci ha portato un Ebreo perché questi si prendesse gioco di noi; egli è venuto da me per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce.
E com’egli ha udito che io alzavo la voce e gridavo, mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito».
E si tenne accanto la veste di lui finché il suo padrone non tornò a casa.
Allora gli parlò in questa maniera: «Quel servo ebreo che hai condotto in casa è venuto da me per prendersi gioco di me.
Ma appena io ho alzato la voce e ho gridato, egli mi ha lasciato qui la sua veste ed è fuggito».
Quando il padrone di Giuseppe udì le parole di sua moglie che gli diceva: «Il tuo servo mi ha fatto questo!» si accese d’ira.
Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, nel luogo dove si tenevano chiusi i carcerati del re.
Egli era dunque là in quella prigione.
E il Signore fu con Giuseppe, gli mostrò il suo favore e gli fece trovare grazia agli occhi del governatore della prigione.
Così il governatore della prigione affidò alla sorveglianza di Giuseppe tutti i detenuti che erano nel carcere; e nulla si faceva senza di lui.
Il governatore della prigione non rivedeva niente di quello che era affidato a lui, perché il Signore era con lui, e il Signore faceva prosperare tutto quello che egli intraprendeva.
Genesi 39:1-23

Riflessione del giorno.

L’Eterno è con Giuseppe

Giuseppe viene condotto in Egitto, dove viene venduto a Potifar, ufficiale del faraone e capitano delle guardie.
E possiamo subito notare che la Bibbia sottolinea: “L’Eterno fu con Giuseppe”.
In questo racconto vediamo che, nonostante le sue pesanti tribolazioni, Dio non ha mai abbandonato Giuseppe.
E mi piace pensare che lo stesso accada anche nelle mie sofferenze: Dio è con me, anche quando non sempre lo percepisco.

Ma, sinceramente, la prima domanda che spesso mi pongo è: “Ho fatto qualcosa di sbagliato?
Se Dio mi ama, perché succede tutto questo?”
Questo è un pensiero umano, ma dobbiamo ricordare che l’avversario cerca costantemente di ostacolare la nostra comunione con Dio, la nostra testimonianza, e la nostra consacrazione.
Non dobbiamo stupirci di fronte a ciò. Giuseppe, un uomo giusto e integro, viene venduto per l’invidia dei suoi fratelli, fatto schiavo, e successivamente odiato per la sua fedeltà. Sembra un controsenso, vero?
Perché chi è giusto soffre, mentre chi si comporta male sembra stare bene?

Dio non ha mai promesso che non avremmo avuto tribolazioni.
Ci ha promesso che sarebbe stato con noi in mezzo a esse.
Il sole sorge sui buoni e sui cattivi, e così anche le cose belle o brutte possono accadere a chiunque.
Ma fermiamoci un attimo a riflettere: se dovessimo affrontare una situazione dolorosa, non vorremmo forse che qualcuno ci capisse e ci consolasse?
La verità è che, spesso, nessuno conosce davvero il nostro dolore.
Il libro dei Proverbi ci insegna che “Il cuore conosce la propria amarezzaProverbi 14:10.

Ma Dio conosce, vede e sa tutto. Che consolazione sapere che, come Giuseppe, possiamo attraversare i momenti difficili non da soli, ma con Dio al nostro fianco.
Isaia 43:2 ci dice: “Quando passerai per le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà”. Questa è la promessa di Dio per noi.

Benedizione attraverso l’umiltà

Giuseppe si trova nella casa di Potifar come schiavo, ma “l’Eterno era con lui” e lo faceva prosperare in tutto ciò che faceva.
Potifar si accorge di questa benedizione e gli affida l’amministrazione di tutta la casa, e per amore di Giuseppe, Dio benedice la casa dell’Egiziano.
Quante volte ho riflettuto su questo e applicato la testimonianza di Giuseppe alla mia vita.
La forza di andare avanti nelle difficoltà, la forza di servire al lavoro, anche quando ci sono problemi e ostacoli.

Giuseppe, pur essendo schiavo, è riuscito ad essere promosso attraverso l’umiltà e la fedeltà.
Penso che abbia servito con umiltà e zelo, tanto che Potifar ha riconosciuto il suo valore.
La Bibbia ci insegna che dobbiamo essere fedeli nelle piccole cose, affinché ci siano date responsabilità più grandi.
Come dice Luca 16:10: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto“.

A volte vorremmo saltare questo processo e arrivare subito ai risultati, ma non è possibile.

Ciò che Dio richiede da noi è fedeltà. In 1 Corinzi 4:2 leggiamo: “Orbene, quel che si richiede dagli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele“.
Anche nel nostro lavoro, possiamo partire dal basso, svantaggiati o disprezzati, ma Gesù stesso ci ha mostrato che la vera grandezza sta nel servire e non nell’essere serviti.
Il percorso di Giuseppe dimostra che possiamo applicare questi principi ancora oggi.

La tentazione e la forza di resistere

Giuseppe, ormai diventato amministratore della casa di Potifar, viene ad affrontare una grande tentazione.
La moglie di Potifar cerca di sedurlo, chiedendogli più volte di giacere con lei.
Giuseppe, nonostante fosse in un’età vulnerabile, rifiuta fermamente la tentazione, dicendo: “Come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?”
Non solo respinge la tentazione, ma dimostra un timore profondo per Dio.

Giuseppe potrebbe aver pensato che nessuno avrebbe saputo nulla, che poteva essere un segreto, ma sapeva che Dio avrebbe visto.
Ed è interessante come lui faccia l’unica cosa logica di fronte a una tentazione più grande di lui: scappa.
Questo è un atto di grande forza.
Spesso è più facile cedere alla tentazione che resisterle, ma Giuseppe ha dimostrato una forza incredibile.

La moglie di Potifar, vedendosi respinta, lo calunnia e lo accusa falsamente di aver tentato di approfittare di lei.
Che cosa terribile è la calunnia!
Tanti di noi, forse, hanno sperimentato quanto sia amaro essere accusati ingiustamente, quando viene toccata la nostra reputazione e integrità.
La calunnia può essere usata per vantaggi personali o per abbattere qualcuno.
La moglie di Potifar calunnia Giuseppe, anche gli altri servi della casa forse mossa da invidia e gelosia, hanno sfruttato l’occasione per colpire Giuseppe, un ebreo che era stato posto al di sopra di loro.
Fu gettato in prigione per questo, passando da un’afflizione a un’altra peggiore.
Come mai, dopo aver fatto del bene, si ritrova in una situazione peggiore di prima?

Eppure, nonostante tutto, leggiamo ancora una volta la stessa affermazione: “L’Eterno fu con Giuseppe”.
Che conforto!
Anche se tutti ci tradissero o ci calunniassero, Dio rimane fedele.
Egli non ci tradirà mai, ed è sempre con noi, come lo è stato con Giuseppe, anche nelle situazioni più ingiuste.

La vita di Giuseppe è un esempio di come possiamo affrontare le avversità con coraggio e determinazione, mantenendo la nostra fede.
Anche quando sembra che il mondo sia contro di noi, possiamo essere certi che Dio è dalla nostra parte e ci guida verso il suo piano perfetto.

Dio vi benedica.

 

 


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Scritto da: Abramo Spina

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