Riflessioni Bibliche

Un passo verso l’impossibile

today25 Dicembre 2024 33 2

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Passi di riferimento.

‘I Filistei si radunarono per combattere contro Israele; avevano trentamila carri, seimila cavalieri e gente numerosa come la sabbia che è sulla riva del mare. Salirono dunque e si accamparono a Micmas, a oriente di Bet-Aven. Gli Israeliti, vedendosi ridotti a mal partito perché il popolo era messo alle strette, si nascosero nelle caverne, nelle macchie, tra le rocce, nelle buche e nelle cisterne.
Ci furono degli Ebrei che passarono il Giordano per andare nel paese di Gad e di Galaad.
Quanto a Saul, egli era ancora a Ghilgal, e tutto il popolo che lo seguiva tremava. Egli aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma Samuele non giungeva a Ghilgal e il popolo cominciò a disperdersi e ad abbandonarlo. Allora Saul disse: «Portatemi l’olocausto e i sacrifici di riconoscenza»; e offrì l’olocausto. Aveva appena finito di offrire l’olocausto, che arrivò Samuele; Saul gli uscì incontro per salutarlo. Ma Samuele gli disse: «Che hai fatto?» Saul rispose: «Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas, mi sono detto: “Ora i Filistei mi piomberanno addosso a Ghilgal e io non ho ancora implorato il Signore !”
Così mi sono fatto forza e ho offerto l’olocausto». Allora Samuele disse a Saul: «Tu hai agito stoltamente; non hai osservato il comandamento che il Signore , il tuo Dio, ti aveva dato. Il Signore avrebbe stabilito il tuo regno sopra Israele per sempre. Ora invece il tuo regno non durerà.
Il Signore si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e il Signore lo ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che il Signore ti aveva ordinato». Poi Samuele partì da Ghilgal e andò a Ghibea di Beniamino, e Saul passò in rivista il popolo che si trovava con lui; erano circa seicento uomini.
Ora Saul, Gionatan suo figlio e la gente che si trovava con essi occupavano Ghibea di Beniamino, mentre i Filistei erano accampati a Micmas. Dall’accampamento dei Filistei uscirono dei guastatori divisi in tre schiere: una prese la via di Ofra, verso il paese di Sual; l’altra prese la via di Bet-Oron; la terza prese la via della frontiera che guarda la valle di Seboim, verso il deserto.
Allora in tutto il paese d’Israele non si trovava un fabbro; poiché i Filistei avevano detto: «Impediamo agli Ebrei di fabbricarsi spade o lance».
E tutti gli Israeliti scendevano dai Filistei per farsi affilare chi il suo vomere, chi la sua zappa, chi la sua scure, chi la sua vanga.
Il prezzo dell’arrotatura era di un pim per le vanghe, per le zappe, per i tridenti, per le scuri e per aggiustare i pungoli. Così nel giorno della battaglia avvenne che in mano a tutta la gente che era con Saul e con Gionatan non si trovava né una spada né una lancia; se ne trovava soltanto in mano di Saul e di Gionatan suo figlio. Intanto una guarnigione dei Filistei uscì a occupare il passo di Micmas.’
Primo libro di Samuele 13:5-23

‘Un giorno Gionatan, figlio di Saul, disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione dei Filistei che è là dall’altra parte».
Però a suo padre non disse nulla. Saul stava allora all’estremità di Ghibea, sotto il melograno di Migron, e la gente che aveva con sé ammontava a circa seicento uomini; e Aia, figlio di Aitub, fratello di Icabod, figlio di Fineas, figlio di Eli, sacerdote del Signore a Silo, portava l’efod. Il popolo non sapeva che Gionatan se ne fosse andato.
Fra i passi attraverso i quali Gionatan cercava di arrivare alla guarnigione dei Filistei, c’era una punta rocciosa da una parte e una punta rocciosa dall’altra parte: una si chiamava Boses e l’altra Sené. Una di queste punte sorgeva a nord, di fronte a Micmas, e l’altra a mezzogiorno, di fronte a Gheba.
Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione di questi incirconcisi; forse il Signore agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al Signore di salvare con molta o con poca gente». Il suo scudiero gli rispose: «Fa’ tutto quello che ti sta nel cuore; va’ pure; ecco, io sono con te dove il cuore ti conduce».
Allora Gionatan disse: «Ecco, noi andremo verso quella gente e ci faremo vedere da loro.
Se ci dicono: “Fermatevi, finché veniamo da voi!”, ci fermeremo al nostro posto e non saliremo fino a loro; ma se ci dicono: “Venite su da noi!”, saliremo, perché il Signore ha deciso di darli nelle nostre mani. Questo ci servirà di segno». Così si fecero vedere tutti e due dalla guarnigione dei Filistei. E i Filistei dissero: «Ecco gli Ebrei che escono dalle grotte dove si erano nascosti!»
Gli uomini della guarnigione, rivolgendosi a Gionatan e al suo scudiero, dissero: «Venite su da noi, ché abbiamo qualcosa da dirvi».
Gionatan disse al suo scudiero: «Sali dietro a me, poiché il Signore li dà nelle mani d’Israele».
Gionatan salì, arrampicandosi con le mani e con i piedi, seguito dal suo scudiero.
E i Filistei caddero davanti a Gionatan; e lo scudiero, dietro a lui, li finiva. In questa prima disfatta inflitta da Gionatan e dal suo scudiero, caddero circa venti uomini, sullo spazio di circa la metà di un iugero di terra. Lo spavento si sparse allora nell’accampamento, nella campagna e fra tutto il popolo; la guarnigione e i guastatori furono anch’essi spaventati; la terra tremò; fu uno spavento terribile. Le sentinelle di Saul a Ghibea di Beniamino guardarono e videro che la moltitudine si sbandava e fuggiva qua e là. Allora Saul disse alla gente che era con lui:
«Fate l’appello e vedete chi se n’è andato da noi». E, fatto l’appello, mancavano Gionatan e il suo scudiero.
Saul disse ad Aia: «Fa’ accostare l’arca di Dio!» – Infatti l’arca di Dio era allora con i figli d’Israele. – Mentre Saul parlava con il sacerdote, il tumulto andava aumentando nell’accampamento dei Filistei e Saul disse al sacerdote: «Ritira la mano! »
Poi Saul e tutto il popolo che era con lui si radunarono e avanzarono fino al luogo della battaglia; ed ecco che in mezzo ai Filistei la spada dell’uno era rivolta contro l’altro e la confusione era grandissima. Or gli Ebrei, quelli che già prima si trovavano con i Filistei ed erano saliti con essi all’accampamento dal paese circostante, fecero voltafaccia e si unirono anch’essi agli Israeliti che erano con Saul e Gionatan. Anche tutti gli Israeliti che si erano nascosti nella regione montuosa di Efraim, quando udirono che i Filistei fuggivano, si misero a inseguirli da vicino per combatterli.
In quel giorno il Signore salvò Israele e la battaglia si estese fin oltre Bet-Aven.’
Primo libro di Samuele 14:1-23


Riflessione.

La scena che si apre nel Primo libro di Samuele ci presenta un contrasto straordinario tra due modi di affrontare le sfide, due atteggiamenti che parlano non solo a Israele, ma anche a noi oggi.
Da un lato, vediamo Saul, re d’Israele, e il popolo che lo segue, presi dal timore e dalla disperazione.
Dall’altro lato, troviamo Gionatan, figlio del re, e il suo giovane scudiero, che si distinguono per il loro coraggio e per una fede incrollabile.
Il testo sottolinea la gravità della situazione.
I Filistei si erano radunati con un esercito che sembrava invincibile: trentamila carri, seimila cavalieri e una moltitudine di uomini “come la sabbia che è sulla riva del mare”.
Israele, invece, si trovava con appena seicento uomini, per di più privi di spade e lance, costretti persino a dipendere dai Filistei per affilare i propri attrezzi agricoli.
In questo contesto di apparente disfatta, Saul mostra la sua fragilità.
Non aspettando il profeta Samuele come gli era stato comandato, si lascia prendere dall’impazienza e dalla paura.
Decide di agire secondo la sua logica, offrendo l’olocausto.
Questo atto, motivato dal timore e dalla pressione delle circostanze, dimostra una mancanza di fiducia nel piano di Dio.
Il risultato? Il popolo si disperde, e Saul si trova sempre più solo.
In netto contrasto con Saul, vediamo Gionatan e il suo giovane scudiero.
Gionatan non si lascia sopraffare dalla paura. Con una fede audace, decide di affrontare la guarnigione filistea.
Le sue parole al giovane scudiero sono piene di fiducia: “Forse il Signore agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al Signore di salvare con molta o con poca gente”.
Che splendida testimonianza di fede! Gionatan non si affida alla forza numerica o alla potenza delle armi, ma alla certezza che Dio può intervenire in modo soprannaturale.
Lo scudiero, ispirato dal coraggio del suo signore, risponde con altrettanta determinazione: “Fa’ tutto quello che ti sta nel cuore; io sono con te dove il cuore ti conduce”.
Qui vediamo il valore dell’unità nella fede: uno che ispira e un altro che sostiene, pronti a combattere insieme, anche contro ogni probabilità.
Gionatan e il suo scudiero non aspettano che la situazione diventi favorevole.
Si fanno avanti, chiedendo un segno da Dio. Quando i Filistei li invitano a salire, riconoscono che è il momento di agire.
Con mani e piedi scalano la roccia, consapevoli che la vittoria non dipende dalla loro forza, ma dalla presenza di Dio.
E cosa accade? In quello che sembra essere un atto insignificante due uomini contro un esercito  Dio interviene.
I Filistei cadono uno dopo l’altro davanti a Gionatan, e il suo scudiero completa l’opera.
Ma non finisce qui. Il terrore si diffonde tra i Filistei; la terra trema, e si scatena una confusione tale che gli stessi nemici iniziano a combattersi tra loro. Da un piccolo atto di fede nasce una grande vittoria.
Quante volte ci troviamo in situazioni che sembrano impossibili?
Quante volte ci sentiamo soli, abbandonati proprio da coloro che avrebbero dovuto sostenerci?
Forse, come Saul, siamo tentati di agire per conto nostro, mossi dalla paura o dall’impazienza.
Ma questo racconto ci ricorda una verità fondamentale: Dio non ha bisogno di grandi numeri o di risorse straordinarie.
Egli cerca la nostra piccola fede. Forse Dio si vuole usare proprio di te. Forse sta aspettando che tu faccia il primo passo, anche in una situazione che sembra senza speranza.
Gionatan non aspettava condizioni ideali; si affidò a Dio e agì.
Il risultato fu che il coraggio e la fede di due persone accese l’intero esercito di Israele, portando una vittoria che sembrava impossibile.
La fede, anche se piccola come un granello di senape, può spostare le montagne.
Dio non ha bisogno di molto per compiere grandi cose; ha solo bisogno di cuori disposti.
E quando ci affidiamo a Lui, non siamo mai davvero soli.
Proprio come il Signore concesse la vittoria a Israele nonostante le colpe di Saul, Egli può usare anche le nostre debolezze per la Sua gloria.
Oggi, qualunque sia la tua battaglia, ricordati che non è la tua forza a fare la differenza, ma la tua fede.
Come Gionatan, sii pronto a fare il primo passo, a fidarti di Dio anche quando tutto sembra perduto.
Perché Dio è capace di trasformare le nostre situazioni impossibili in vittorie straordinarie.
Il nostro compito è fidarci di Lui e andare avanti con fede.

 

Dio vi benedica.


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Scritto da: Abramo Spina

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