Riflessioni Bibliche

Quel “sì” contro ogni logica

today6 Dicembre 2025 4

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Dopo queste cose, Dio mise alla prova *Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi».
E Dio disse:
«Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, *Isacco, e va’ nel paese di Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
Abraamo si alzò la mattina di buon’ora, sellò il suo asino, prese con sé due suoi servi e suo figlio Isacco, spaccò della legna per l’olocausto, poi partí verso
il luogo che Dio gli aveva indicato.
Il terzo giorno, Abraamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. Allora Abraamo disse ai suoi servi:
«Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi».
Abraamo prese la legna per l’olocausto e la mise addosso a Isacco suo figlio, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco parlò ad Abraamo suo padre e disse: «Padre mio!» Abraamo rispose: «Eccomi qui, figlio mio».
E Isacco: «Ecco il fuoco e la legna; ma dov’è l’agnello per l’olocausto?»
Abraamo rispose: «Figlio mio, Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto».
E proseguirono tutti e due insieme. Giunsero al luogo che Dio gli aveva detto.
Abraamo costruí l’altare e vi accomodò la legna; legò Isacco suo figlio, e lo mise sull’altare, sopra la legna.
Abraamo stese la mano e prese il coltello per scannare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e disse: «Abraamo, Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi».
E l’angelo: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male!
Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo».
Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio.
Abraamo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio. Abraamo chiamò quel luogo «Iavè-Irè ».
Per questo si dice oggi: «Al monte del Signore sarà provveduto».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abraamo una seconda volta, e disse:
«Io giuro per me stesso, dice il Signore, che, siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo, io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza s’impadronirà delle città dei suoi nemici. Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza , perché tu hai ubbidito alla mia voce».
Poi Abraamo tornò dai suoi servi. Essi si levarono e insieme andarono a Beer-Sceba. E Abraamo abitò a Beer-Sceba.’

📖 Genesi 22:1-19


Riflessione.

Mi fa tanto pensare in questi giorni questo passo biblico, perché Abramo ha obbedito e c’è questa affermazione bellissima da parte del Signore: «Siccome tu hai ubbidito…»
Nel contesto, Abramo aveva obbedito a qualcosa che era totalmente contro ogni logica umana.
Aveva ricevuto quel figlio da Dio dopo ben 25 anni di attesa.
Praticamente, dopo aver ricevuto Isacco, il figlio della promessa, gli viene chiesta questa cosa assurda.
Ovviamente era una prova, la Bibbia lo dice chiaramente:
«Dio mise alla prova Abramo» (Genesi 22:1).
Ma il messaggio centrale di questa riflessione è proprio l’ubbidienza.
Abramo ha obbedito al Signore senza capire il motivo per cui dovesse sacrificare il proprio figlio.
Ha obbedito a qualcosa che gli straziava il cuore, che gli avrà fatto nascere mille domande durante quei tre giorni di cammino verso il monte Moria.
Immagino i suoi pensieri mentre saliva con Isacco…
Eppure quell’ubbidienza ha portato a quella che oggi è la nostra discendenza spirituale.
Io mi immagino Abramo nel Regno dei Cieli: ogni volta che un’anima salvata entra per quelle porte, lui può vedere ancora la sua discendenza.
Perché la Bibbia dice che da Abramo sarebbe nata una moltitudine di nazioni, e soprattutto che Gesù Cristo proviene dalla sua discendenza.
E noi, per fede in Cristo, siamo discendenti di Abramo (Galati 3:29).

Attraverso quell’atto di ubbidienza è scesa una benedizione immensa su tutta l’umanità.
Il punto non è tanto che “Abramo è stato bravo”, perché Dio avrebbe potuto scegliere un altro se lui avesse fallito.
Il punto è
il tipo di ubbidienza: un’ubbidienza totale, senza discussioni, senza pretendere spiegazioni.
Anche se dentro di lui sicuramente mille pensieri giravano, la Scrittura non registra nessuna contestazione.
Abramo va, prepara l’altare, lega Isacco… per fede.

E l’autore degli Ebrei ci rivela il suo ragionamento: Abramo era convinto che Dio fosse potente da risuscitare Isacco dai morti (Ebrei 11:17-19).
Per questo obbedisce.
E allora sì, Dio può mettere alla prova anche la nostra fede e chiederci qualcosa di completamente illogico, qualcosa che secondo i nostri schemi umani non ha senso.
Ma come Abramo possiamo dire: «Va bene, Signore. Non capisco, forse per me è un danno, ma io so che tutte le cose cooperano al bene per quelli che amano Dio» (Romani 8:28).
Fratello, sorella, tu che stai leggendo:
Cos’è che Dio ti sta chiedendo oggi che tu non riesci a comprendere?
La Bibbia non ci insegna a pregare solo «Signore, fai la mia volontà». Gesù stesso ha detto: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice… però non la mia volontà, ma la tua sia fatta» (Matteo 26:39).
Da quell’ubbidienza (anche quando sembra “illogica”) possono nascere benedizioni enormi per te e per tanti altri.

Pensa a David Wilkerson.
Era un pastore di 26 anni in una piccola cittadina di montagna della Pennsylvania, con una chiesa di poche decine di persone, una moglie e due figli piccoli.
Viveva nella sua comfort zone: predicava, visitava i fedeli, faceva riunioni di preghiera tranquille.

Una notte del 1958, mentre guardava la televisione tardi, si imbatte in una rivista Life aperta su una foto: sette ragazzi di una gang di New York accusati di aver ucciso un ragazzo disabile.
Quei volti duri, disperati, lo colpiscono al cuore.

In quel preciso momento sente la voce dello Spirito Santo, chiara come un tuono interiore: «Vai a New York e aiuta quei ragazzi».
Lui risponde subito dentro di sé: «Signore, io non so nemmeno dove sia il Bronx!
Non conosco la città, non ho soldi, non ho contatti… e poi, io sono un pastore di campagna, non un missionario urbano!».

Per settimane lotta, piange, prega.
Ma la chiamata non lo lascia in pace.
Alla fine dice il suo “sì”.

Lascia la chiesa, prende la macchina con 50 dollari in tasca e parte per New York.
Entra addirittura in tribunale durante il processo delle gang, si alza in piedi e grida.
Lo buttano fuori, i giornali lo chiamano «il pastore pazzo».

Ma da quel “sì” apparentemente assurdo nasce Teen Challenge, oggi uno dei ministeri di recupero dalla droga più grandi del mondo: oltre 1.400 centri in 125 nazioni, centinaia di migliaia di vite trasformate.
Una sola ubbidienza “illogica” ha generato una discendenza spirituale più grande di quanto lui potesse immaginare.

E guarda Pietro in Atti 10 – un esempio ancora più potente.
Pietro era un ebreo osservante, cresciuto con la Legge: «Non toccare nulla di impuro».
Un giorno, mentre prega sul tetto a Ioppe, cade in estasi e vede scendere dal cielo un grande lenzuolo tenuto dai quattro angoli, pieno di ogni sorta di animali: rettili, quadrupedi, uccelli… tutti considerati impuri dalla legge mosaica.
Una voce gli dice: «Àlzati, Pietro, uccidi e mangia!».
Pietro, scandalizzato, risponde: «No, Signore! Io non ho mai mangiato nulla di impuro o contaminato!» (Atti 10:14).
Notate: dice «No, Signore». È l’unica volta nella Bibbia in cui qualcuno dice «No» a Dio e nello stesso tempo lo chiama «Signore».
Dio gli risponde per tre volte: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo impuro» (v. 15).
Subito dopo arrivano i servi di Cornelio, un centurione romano – cioè un gentile, un “nemico” per un ebreo.
Pietro capisce: non si tratta solo di cibo.
Dio gli sta dicendo in enigma: «Adesso il Vangelo è per tutti, anche per quelli che tu consideri impuri».

Pietro ancora non capisce perfettamente’, ma obbedisce.
Va a casa di Cornelio, predica, e mentre parla lo Spirito Santo scende sui gentili esattamente come era sceso sugli ebrei alla Pentecoste.

Quando torna a Gerusalemme, i fratelli giudei lo criticano: «Sei entrato in casa di incirconcisi e hai mangiato con loro!» (Atti 11:3).
Ma Pietro racconta la visione e conclude: «Se Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi… chi ero io per poter contrastare Dio?» (Atti 11:17).
Da quell’ubbidienza  di Pietro – un «sì» ha aperto la strada per la salvezza dei gentili.
Un solo uomo che supera i suoi schemi religiosi e culturali ha aperto la porta della salvezza a miliardi di persone nel corso dei secoli.

 

Due uomini. Due chiamate assurde. Due “sì” che non avevano logica umana.
Per mezzo dell’ubbidienza di uno, Dio ha salvato migliaia di corpi dalla droga e dalle gang.
Per mezzo dell’ubbidienza dell’altro, Dio ha spalancato la porta della salvezza a miliardi di anime che altrimenti sarebbero rimaste escluse – noi gentili inclusi.
Non sono stati David Wilkerson o Pietro a salvare qualcuno con le loro forze.
Sono stati strumenti ubbidienti nelle mani di Dio.
Dio ha fatto tutto, ma ha scelto di farlo attraverso il loro “sì”.
E tu?
Dio sta forse cercando proprio te, proprio ora, per salvare qualcuno che solo tu puoi raggiungere?
Per benedire una persona, una famiglia, una città, una generazione…
ma solo se tu gli dai il tuo “sì”, anche quando sembra assurdo, anche quando la logica urla “impossibile”.
Dio non ha bisogno di eroi.
Ha bisogno di vasi ubbidienti.

Quel “sì” che Dio ti sta chiedendo oggi…
potrebbe essere il mezzo attraverso cui Lui salverà qualcuno che tu nemmeno immagini.

Siccome tu hai obbedito alla mia voce…
Preghiamo che possiamo dire tutti: «Sì, Signore. Anche se non capisco, io ubbidisco».

Che questa riflessione ti porti edificazione, pace e una nuova freschezza nell’ubbidienza.
Nel nome di Gesù, benedetti per sempre!

Spero che questa meditazione possa portarvi edificazione e benedizione, che Dio vi benedica.


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Scritto da: Abramo Spina

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